“Oggi, dalle mie parti, il cielo è nuvoloso…”;
“Verso la montagna si vedono dei cumulonembi, si sta formando qualche temporale…”;
“Che bella giornata di sole lungo la costa…”

Queste sono alcune tra le tante frasi che, nel nostro quotidiano, ascoltiamo spesso o diciamo per iniziare un dialogo o per intrattenere una telefonata amichevole. Difatti, ogni giorno alziamo sempre uno sguardo verso il cielo per vedere “che tempo fa”. Nonostante la tecnologia sempre più a portata di mano, che ci fornisce una notevole quantità di informazioni sullo stato del tempo meteorologico attuale e futuro della nostra località di interesse, l’azione di guardare verso l’alto rimane una delle più affascinanti, poiché ci consente di ammirare la bellezza di questo sistema caotico e complesso.

Ma cosa succede nel resto dell’Europa? Oppure in America? Nel Pacifico? O in qualsiasi altra parte del mondo? Come si muovono le masse d’aria? Insomma, come possiamo osservare l’evoluzione dello stato dell’atmosfera su scala globale?

A tutte queste domande, una possibile risposta che le racchiude tutte è la seguente: i satelliti meteorologici. Sono strumenti fondamentali che ci consentono di osservare e studiare le dinamiche dell’atmosfera terrestre. Ne esistono due tipologie:

  • I satelliti geostazionari: posti a una distanza approssimativa di 36.000 km dalla Terra, ruotano alla stessa velocità del nostro pianeta ed effettuano una sequenza fotografica a intervalli di tempo compresi tra 5 e 15 minuti.
  • I satelliti ad orbita terrestre bassa: si trovano a una distanza più ravvicinata e percorrono un’orbita polare, ovvero passando per i poli, effettuano una raccolta di immagini e dati corrispondenti a una fascia terrestre.
La prima immagine del satellite TIROS-1

Il primo satellite meteorologico, il TIROS-1, venne lanciato nello spazio il 1° aprile 1960. Trasmise immagini di una porzione della Terra per circa tre giorni consecutivi e segnò l’inizio di un progressivo sviluppo tecnologico, da parte della NASA, per raccogliere informazioni meteorologiche su aree più estese del nostro pianeta, talvolta irraggiungibili dalle singole stazioni di osservazione da terra.

Nel 1977 venne lanciato il primo satellite Meteosat, realizzato in Europa. A seguire, anche paesi come Cina, Francia, Giappone e Russia hanno contribuito a realizzare i propri satelliti meteorologici. Attualmente, le principali agenzie di questi stati operano sotto il coordinamento internazionale dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO).

Immagine del nuovo satellite MTG, il Meteosat di Terza Generazione. EUMETSAT

Al giorno d’oggi possiamo vantare una grande quantità di satelliti meteorologici operativi:

  • I Meteosat di Seconda Generazione (geostazionari) con i quali monitoriamo giornalmente le condizioni dell’Oceano Atlantico, dell’Africa, dell’Europa, dell’Asia e dell’Oceano Indiano;
  • Di recente, è stato introdotto il Meteosat di Terza Generazione, che fornisce immagini e dati ancora più accurati rispetto al suo predecessore;
  • I GOES (anch’essi geostazionari) che effettuano un monitoraggio delle condizioni meteorologiche in tutto il continente americano e sull’Oceano Pacifico;
  • Himawari, FengYun e l’Electro-N3 (geostazionari), per un monitoraggio completo del continente asiatico, dell’Oceania e di una parte del Pacifico;
  • I Metop, gli EOS-MODIS, i NOAA e molti altri, a orbita terrestre bassa.

L’impiego di questi satelliti è fondamentale, poiché oltre a permetterci di visionare le immagini attraverso i molteplici canali del visibile, dell’infrarosso e del vapore acqueo, al loro interno sono integrati sistemi di telerilevamento che consentono una diagnostica completa delle condizioni meteorologiche di una parte della Terra. Essi sono in grado di rilevare le temperature superficiali, sia della superficie terrestre sia di quella oceanica, di osservare incendi boschivi, la presenza di particolato atmosferico (dalle sottili polveri desertiche alle ceneri vulcaniche), il contenuto di vapore acqueo, e molto altro. In poche parole, sono una risorsa indispensabile per meteorologi, studiosi e ricercatori, per poter analizzare al meglio le dinamiche dell’atmosfera e valutare l’impatto dei cambiamenti climatici sul nostro sistema.

L’osservazione dello stato del tempo non smette e sicuramente non smetterà mai di stupirci. Ogni volta che avremo modo di scrutare il cielo per osservare il “tempo di casa nostra”, ricordiamoci di dare uno sguardo agli “occhi” dei satelliti per vedere cosa succede nel resto del mondo.