Articolo tratto dalla Newsletter n° 019 del 4 settembre 2024
In questo numero della Newsletter intervistiamo Gabriele Fasano, ex studente (prima triennale, poi magistrale) dell’Università di Torino e, successivamente, Collaboratore Tecnico presso ARPA Piemonte.
Gabriele Fasano, come e quando è nata la tua passione per la meteorologia?
Nel mio caso è stato un avvicinamento graduale. Fin da piccolo ho avuto grande interesse per i fenomeni naturali e le scienze ambientali in generale, ma non una passione esclusiva per la meteorologia in particolare. Sicuramente un seme c’era già: le nevicate invernali mi hanno sempre entusiasmato, e la frequentazione della montagna in molte occasioni mi ha permesso di apprezzare la varietà e la curiosità dei fenomeni atmosferici. Non si può non notare come queste passioni non siano molto originali tra chi si occupa di meteorologia, anzi siano un tratto davvero comune tra queste persone, quasi facciano normalmente parte del “pacchetto”.
Negli anni della scuola superiore, direi per una mia sensibilità personale, mi sono avvicinato ulteriormente alle tematiche legate all’ambiente, al cambiamento climatico e all’atmosfera, tanto che già la mia tesina presentata all’esame di maturità approfondiva quelle tematiche. Dopo la scuola superiore ho scelto quindi un corso di laurea che mi permettesse di proseguire lo studio di queste discipline, e la passione è cresciuta poi man mano negli anni dell’università. Anche se fino alla fine è stato un interesse ampio, che includeva in generale gli aspetti di climatologia o di fisica dell’atmosfera non legati esclusivamente alla meteorologia vera e propria.
Qual è stata la tua formazione e perché hai deciso di intraprendere la carriera di meteorologo?
Dopo la scuola superiore ho deciso di iscrivermi al corso di laurea in Fisica a Torino, da un lato per avere una formazione scientifica solida e a tutto tondo, dall’altro sicuramente perché sapevo già che avrei potuto proseguire con una laurea magistrale più specifica sulle discipline riguardanti meteorologia, fisica dell’atmosfera e climatologia. Il percorso in fisica è stato molto esigente, ma sicuramente formativo. Durante la laurea magistrale, sempre a Torino, ho effettivamente approfondito le tematiche che mi interessavano, forse non al livello di altre realtà universitarie italiane (o estere), ma comunque a un buon livello.
Per quanto riguarda la scelta di carriera, come spesso accade, c’è stata una componente di desiderio ma anche una di casualità. La mia aspirazione a diventare meteorologo deriva innanzitutto dalla passione che ho sviluppato, nel corso degli anni, per i fenomeni atmosferici e lo studio del clima. Devo dire però che mi è sempre sembrata una professione in cui potermi rendere utile per le altre persone, nel fornire un servizio fondamentale e di cui tutti, per i motivi più vari, hanno bisogno. La possibilità di fare qualcosa di utile per le persone, e che mi appassionasse anche, è sempre stata una grande motivazione per me.
Hai svolto la tesi magistrale presso Arpa Valle d’Aosta: che ruolo ha avuto questa esperienza per la tua formazione e per le tue scelte professionali?
Ho scelto di svolgere la tesi in Arpa Valle d’Aosta anche se le tematiche di ricerca non erano le più inerenti ai miei interessi. Il motivo per cui ho preso questa decisione è stato l’aver capito da subito che avrei avuto modo di lavorare con una persona con grande competenza e che mi avrebbe seguito molto attentamente nel percorso: questa persona è Henri Diémoz. Insieme a lui ho studiato gli effetti radiativi dell’aerosol atmosferico, uscendo un po’ quindi dagli ambiti che mi erano più vicini. Tuttavia, lavorare con una persona molto competente, rigorosa e professionale, e che mi ha seguito con dedizione durante la tesi, mi ha insegnato moltissimo.
Da inizio anno circa svolgi il ruolo di Collaboratore tecnico presso Arpa Piemonte. In cosa consiste il tuo lavoro?
Il mio lavoro in Arpa Piemonte si divide in due compiti principali: il primo è chiaramente quello legato alle previsioni meteo operative, inquadrate nei turni con i miei colleghi e le mie colleghe. Questo significa che, in media un giorno a settimana circa, sono la persona incaricata di elaborare l’informazione data dai modelli numerici per produrre bollettini di previsione, prodotti accessori e briefing per descrivere la situazione alle autorità locali e nazionali. L’altra parte del lavoro comprende tutte le attività di ricerca, sviluppo e approfondimento: si tratta di svolgere attività di ricerca su tematiche affini al nostro lavoro, creare procedure o prodotti che aiutino nel lavoro operativo di previsione, o condurre approfondimenti su eventi meteorologici/climatici importanti. Tutto questo viene fatto nell’ottica di migliorare sempre più la nostra conoscenza dei fenomeni oggetto del nostro lavoro e del loro impatto sul nostro territorio.
Hai avuto l’occasione di lavorare in diverse agenzie Arpa: com’è l’ambiente lavorativo nel settore pubblico?
Come spesso accade, ogni ambiente è diverso e ha le sue specificità, dipendendo soprattutto dalle persone che vi lavorano. Devo dire che in ognuna delle agenzie le persone con cui ho lavorato si sono mostrate molto preparate, volenterose, e anche piacevoli e disponibili a livello personale. In tutti gli ambienti quindi mi sono trovato accolto e immerso in ambienti positivi, costruttivi e di piena collaborazione. Aggiungo che mi è sempre stata lasciata molta libertà nella scelta delle tematiche di ricerca da approfondire, quindi direi che chiunque abbia un’idea interessante da portare viene sostenuto.
Ci sono alcuni aspetti meno positivi, bisogna essere sinceri: l’essere parte di agenzie più grandi in cui sono incluse molte altre strutture, che si occupano di altre tematiche (ugualmente importanti, chiaramente) rende a volte difficile, per il personale dirigenziale e amministrativo, comprendere le nostre necessità. Un aspetto importante in cui viene declinato questo limite è quello delle risorse che vengono messe a disposizione per il nostro lavoro, che noi vorremmo maggiori per strutture, strumenti e formazione. Un’altra conseguenza di questo è la faticosa assunzione di persone giovani e con spinta innovativa, ma forse su questo si sono iniziati a vedere progressi negli ultimi tempi.
Come ultima domanda ti chiedo: quali sono le tue fonti per rimanere continuamente aggiornato in ambito meteorologico?
Provo a rimanere attivo su molti fronti: anche se l’attività operativa richiede il suo tempo, cerco sempre di ritagliarmene per leggere i lavori degli esperti di riferimento. Un modo per me fondamentale per rimanere aggiornato è il confronto continuo con le altre persone che lavorano o studiano in questo campo, per questo cerco il più possibile di coltivare le conoscenze e di creare una “rete” di persone con cui scambiare opinioni e confronti. A questo proposito, ottime occasioni sono le possibilità di partecipare a conferenze, workshop e corsi.
Grazie mille Gabriele Fasano, e in bocca al lupo per il futuro!
A cura di:
Noemi Ambrosi (Università di Trento) |